Verruche plantari: sintomatologia e cura

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15/04/2022

Si tratta di un virus altamente trasmissibile, di cui pare soffra ad oggi ben il 7 per cento della popolazione. Per comprendere meglio come questa patologia abbia accompagnato praticamente da sempre il genere umano, basti pensare che le verruche erano conosciute addirittura ai tempi dei romani e dei greci.

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Infatti, da alcune testimonianze di scritti risalenti al 30 a.C., già si parlava di queste particolari manifestazioni cutanee, molto simili a dei porri, la cui descrizione fa assolutamente pensare si trattasse proprio delle verruche. Solitamente, quando a presentare verruche sono dei pazienti in un generale stato di salute buono, le stesse si è notato che tendono a regredire, se non sparire spontaneamente dopo 6/8 mesi dall’inizio della manifestazione.

Quando si interviene per eliminarle, lo si fa perché in genere il paziente presenta dolore o forte fastidio, soprattutto nei casi delle verruche plantari. Il dolore che ne deriva infatti, porta il soggetto ad assumere una postura scorretta che, se non si interviene per tempo, può provocare danni anche seri all’apparato scheletrico. Per eliminare le verruche, vengono utilizzate diverse tecniche, in base alla tipologia della verruca stessa e alla zona del corpo da trattare.

La terapia chirurgica ad esempio, è considerata una delle tecniche di cura delle verruche più improprie, in quanto danneggia i tessuti sani intorno alla parte da curare e lascia cicatrici anche estese.


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Oltretutto, non garantisce l’assenza di recidive.  Altri metodi utilizzati per l’eliminazione delle verruche sono: il ‘cucchiaio tagliente’ (una specie di bisturi molto particolare, in grado di ‘scavare’ in maniera abbastanza precisa), l’Azoto liquido, la Diatermocoagulazione e il laser.



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