Tiroide di Hashimoto: che cos’è, sintomi e come riconoscerla
Una delle patologie che colpiscono la tiroide è la tiroide di Hashimoto, variante più rara di tiroidite. Si manifesta con un aumento di volume del collo e un senso di stanchezza sproporzionato. Nei casi più gravi può portare alla depressione. Un esperto spiega cosa comporta e come si può intervenire.
La tiroidite di Hashimoto è una delle patologie che colpiscono la tiroide e fa parte della famiglia delle tiroiditi croniche autoimmuni.
Il professor Furio Pacini, endocrinologo di Humanitas di Milano, ne ha parlato nella rubrica “Medicina 33” del Tg2. Vediamo i punti principali del suo intervento.
Tiroide di Hashimoto e gozzo tiroideo
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Iniziamo analizzando le principali differenze con le altre forme di tiroide:
“Si tratta di una variante più rara di tiroidite ed è associata, in particolare, a un aumento di volume del collo, del cosiddetto gozzo, mentre nelle altre forme di tiroidite questo non accade. La malattia è però la stessa e ha le stesse cause, gli stessi sintomi e le medesime terapie”, ha spiegato il professore.
Quali sono i principali sintomi?
“I sintomi più diffusi della tiroidite autoimmune dipendono soprattutto dalla gravità dell’ipotiroidismo sviluppato dal paziente; in alcuni casi di forme molto leggere, è addirittura asintomatica. Spesso poi si tratta di sintomi e malesseri molto vaghi e sfumati. il primo tra tutti è una stanchezza sproporzionata rispetto alle attività quotidiane”.
Ha proseguito l’esperto:
“Con il progredire dell’ipotiroidismo, si associano sonnolenza, senso di freddo, cute fredda e secca, voce che diventa più roca e aumento di peso corporeo. Nei casi più gravi e avanzati infine, i sintomi più eclatanti sono quelli psichiatrici con stati d’ansia, attacchi di panico e depressione”.
Tiroide di Hashimoto: predisposizione genetica
La tiroide di Hashimoto è una malattia autoimmune: il difetto è nel sistema immunitario che non riconosce più la tiroide come un costituente normale dell’organismo e anzi produce anticorpi contro quell’organo per distruggerlo.
Si tratta di una malattia a impronta familiare e non ereditaria:
“Significa che si trasmette una predisposizione genica alla malattia – che ancora però non conosciamo bene – che il paziente porta con sé e a qualunque età della vita la malattia potrebbe manifestarsi. Potrebbe anche saltare una generazione”.
In merito alle principali terapie, il prof. Pacini ha spiegato che a oggi non esiste una cura definitiva per le tiroiditi autoimmuni come quella di Hashimoto:
“Quello che possiamo fare al momento è curare la tiroide somministrando l’ormone tiroideo sintetico in compresse al paziente, dando la giusta dose per ogni paziente. In questo modo la qualità della vita torna perfetta e non ha controindicazioni”.
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