Prolasso uterino: cause, sintomi, intervento, conseguenze
Il prolasso uterino è la discesa dell’utero dalla sua naturale sede, ossia dalla piccola pelvi e può avere diversi gradi di gravità. Si tratta di una condizione che non sempre si presenta con sintomi evidenti: nei casi più lievi può capitare che la donna non se ne accorga nemmeno ma quando il prolasso è grave le manifestazioni sono invece piuttosto evidenti. Il prolasso dell’utero non è certo un problema di poco conto, ma spesso e volentieri è circondato da una serie di credenze del tutto errate. Molte donne possono portare avanti una gravidanza anche in presenza di questo disturbo e ad oggi esistono diversi trattamenti che permettono di far ritornare quest’organo nella sua naturale posizione. Tuttavia, il prolasso uterino rimane un problema che deve essere curato in modo adeguato e non deve mai essere sottovalutato. Nei casi più gravi, è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico vero e proprio ma non sempre è così quindi oggi cercheremo di fare un po’ di chiarezza.
Le problematiche che possono derivare da questa patologia sono diverse e coinvolgono nella maggior parte dei casi gli organi vicini ossia la vescica ed il retto. Come abbiamo appena accennato però, al giorno d’oggi esistono diverse modalità d’intervento. Il prolasso dell’utero quindi non deve sempre essere considerata una condizione allarmante.
Prolasso uterino: i diversi gradi di gravità
Come abbiamo appena accennato, il prolasso dell’utero può avere diversi gradi di gravità:
- Prolasso di grado 1: solo una piccola parte dell’utero è discesa nella vagina;
- Prolasso di grado 2: l’utero è arrivato fino all’apertura vaginale;
- Prolasso di grado 3: l’utero fuoriesce in parte dalla vagina ed è visibile ad occhio nudo.
Naturalmente, a seconda della gravità il prolasso prevede delle terapie e delle metodiche d’intervento differenti. Spesso e volentieri, in presenza di un prolasso di grado 1 è possibile risolvere il problema con alcuni semplici accorgimenti e non è necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico (necessario invece nei casi più gravi).
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Prolasso dell’utero: le cause e i fattori di rischio
Il prolasso dell’utero interessa nella maggior parte dei casi le donne di età superiore ai 50 anni, ma questo non significa che non possa colpire pazienti anche più giovani. Solitamente è un evento fisiologico, causato da un cedimento delle strutture anatomiche che sorreggono questo organo. Le cause però possono essere anche di altra natura e tra i fattori di rischio più comuni troviamo i seguenti:
- Età superiore ai 50 anni;
- Menopausa;
- Diverse gravidanze precedenti;
- Obesità;
- Stipsi cronica;
- Tosse o malattie polmonari croniche;
- Eccessiva attività fisica;
- Disfunzioni del tessuto connettivo;
- Precedenti interventi nella zona pelvica.
I sintomi del prolasso uterino: come riconoscerlo
Come abbiamo accennato, non sempre un prolasso uterino si manifesta con sintomi evidenti: se infatti il disturbo è lieve potrebbe risultare anche del tutto asintomatico e difficile da diagnosticare senza una visita ginecologico approfondita. Al contrario, un prolasso di grado 2 o 3 si riesce quasi sempre a vedere immediatamente.
In tutti i casi, in presenza di una discesa dell’utero si manifestano spesso dei sintomi collegati e disturbi che tendono a diventare sempre più severi:
- Sensazione di pesantezza a livello della vagina;
- Dolori addominali;
- Dolori alla schiena (a livello lombare);
- Dolore durante i rapporti sessuali;
- Fastidio durante la minzione;
- Stitichezza;
- Fatica a rimanere in piedi per diverso tempo.
Prolasso uterino in gravidanza: quali sono i rischi?
Il prolasso dell’utero non comporta particolari rischi durante una gravidanza: nel corso della gestazione infatti questo organo tende a crescere e così facendo si solleverà in modo naturale. In sostanza quindi, una gravidanza non fa altro che provocare un innalzamento spontaneo dell’utero e una riduzione quindi del prolasso. Nella maggior parte dei casi non c’è quindi nulla di cui preoccuparsi ed eventualmente bisogna effettuare un controllo dopo il parto, per controllare che il prolasso non sia peggiorato in seguito alla nascita del bambino.
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Bisogna infatti ricordare che il prolasso uterino è una delle conseguenze più comuni della gravidanza: con il parto naturale può accadere che l’utero scenda per poi non salire più nella sua sede naturale.
Cure, intervento e convalescenza
Per il trattamento di questa patologia è possibile intervenire in diversi modi, a seconda del grado di gravità del disturbo naturalmente. Solitamente, se il prolasso è lieve e non comporta particolari problematiche, si preferisce non intervenire in modo invasivo. Al massimo, viene consigliato alla donna di utilizzare il pessario, ossia un dispositivo meccanico in grado di sorreggere l’utero. E’ inoltre possibile risolvere in parte il problema effettuando una ginnastica apposita o applicando delle creme a base di estrogeni.
Nei casi più gravi invece è spesso necessario ricorrere ad un intervento chirurgico, che non sempre è invasivo. La tipologia di operazione dipende da diversi fattori: l’età della donna, la gravità del problema, ecc. La convalescenza è comunque piuttosto breve perchè oggi sono disponibili tecniche innovative e decisamente meno invasive rispetto al passato.