Otosclerosi: cause, sintomi, rischi e intervento chirurgico
L’ otosclerosi è una malattia genetica che colpisce la staffa, uno degli ossicini situati all’interno dell’orecchio medio. Si tratta di una patologia con carattere ereditario, che causa, in un tempo variabile comunque abbastanza lungo, un’ossificazione anomala ed eccessiva della platina della staffa. Le conseguenze sono la rigidità della staffa stessa e l’impossibilità nel trasmettere le vibrazioni verso la coclea e verso i liquidi contenuti nel labirinto, e quindi a percepire i suoni. Di solito l’oterosclerosi riguarda entrambe le orecchie ed è più frequente nei soggetti di sesso femminile, anche se le cause sono tuttora ignote. Possono verificarsi, sia pure molto raramente, fenomeni di otosclerosi anche nella coclea o in altre sezioni ossee dell’orecchio medio.
Otosclerosi: cause e fattori di rischio
Le cause di questa patologia dell’udito sono ancora sconosciute quindi nonostante le numerose ipotesi avanzate non vi sono studi clinici che confermino l’effettiva origine dell’otosclerosi. Quello che sappiamo è che sicuramente intervengono dei fattori genetici ed ereditari: i pazienti che presentano il maggior rischio di andare incontro ad otosclerosi sono infatti coloro che presentano già casi in famiglia di questa patologia.
Il disturbo infatti viene ereditato, anche se non sempre accade: il figlio può nascere sano senza alcun tipo di problematica o compromissione dell’udito.
I sintomi dell’otosclerosi: come riconoscerla
Il sintomo più evidente di questa patologia è la graduale perdita di udito. L’otosclerosi porta ad un’ipoacusia progressiva, lenta e talvolta con periodi di stabilità, che in alcuni casi può evolversi in sordità grave o totale, in relazione allo stadio della malattia stessa. Generalmente si va da un’ipoacusia moderata, fino allo stadio 4, con sordità grave e compromissione della funzione cocleare. Spesso, alla perdita di udito si associa la percezione di acufeni, i caratteristici ronzii e fischi che si avvertono all’interno dell’orecchio e che molte volte costituiscono il primo sintomo della malattia, mentre più rara è la comparsa di vertigini e sensazioni di instabilità.
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Diagnosi della patologia
Per diagnosticare l’otosclerosi, il medico specialista provvede ad effettuare un esame audiometrico tonale, a conferma della condizione di ipoacusia, e un test impedenzometrico, il cui fine è quello di valutare un riflesso specifico all’interno dell’orecchio, che avviene in caso di suoni troppo intensi. Attraverso questi test, è possibile arrivare ad una diagnosi precoce della malattia, e valutare un eventuale intervento chirurgico. Il decorso della patologia è comunque molto lento, e talvolta pare aggravarsi in corrispondenza di fluttuazioni ormonali estrogeniche, dovute ad esempio alla gravidanza, all’allattamento e all’assunzione di contraccettivi.
Trattamento chirurgico dell’otosclerosi
Per l’otosclerosi non esistono terapie mediche o farmaci utili: l’unico rimedio è costituito dall’intervento chirurgico, attuabile prima che la malattia raggiunga uno stadio troppo avanzato. La tecnica di intervento più utilizzata è la stapedotomia: questo intervento non consiste nella rimozione completa della staffa, ma nel praticare un foro nella platina, inserendo al suo interno una piccola protesi di materiale idoneo, la cui funzione è quella di trasmettere all’orecchio interno le vibrazioni che la catena degli ossicini genera captando i segnali acustici. In alcuni casi, talvolta prima dell’intervento chirurgico, viene somministrata una terapia costituita in prevalenza da calcio e vitamina D. Soprattutto se la malattia si è già sviluppata fino ad uno stadio avanzato, non è detto che l’intervento chirurgico abbia successo: in questo caso, il trattamento ideale consiste nell’applicazione di una comune protesi acustica esterna. Per quanto si tratti di un intervento complesso, non necessita di tempi di recupero prolungati, ma di alcune precauzioni successive ad esso. Soprattutto da parte di chi viaggia spesso in aereo, pratica sport subacquei o si trova in altre situazioni che determinano un notevole aumento della pressione, poiché il rischio può essere quello di danneggiare la protesi interna.
Otosclerosi: rischi e complicanze
Il maggior rischio collegato a questa patologia è la perdita completa dell’udito. Parliamo tuttavia di un’eventualità piuttosto rara al giorno d’oggi, perchè se si interviene tempestivamente e si procede con l’intervento chirurgico è difficile che tale disturbo peggiori a tal punto da portare alla sordità. Anche per questo motivo è fondamentale non trascurare i possibili sintomi collegati all’otosclerosi: prima si interviene e inferiore è il rischio di andare incontro alla perdita totale dell’udito.
Una conseguenza invece meno evidente ma comunque importante di questa patologia è la depressione. E’ infatti stato dimostrato che molti dei pazienti che soffrono di otosclerosi vanno incontro a disturbi dell’umore e in particolare a forme più o meno lievi di depressione. Per tale ragione è importante che insieme all’intervento chirurgico venga intrapreso anche un percorso specialistico di tipo psicologico, in modo che il paziente abbia il supporto emotivo necessario per affrontare gli eventuali disagi di tale patologia.
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Otosclerosi e invalidità
L’otosclerosi è una patologia invalidante, che come abbiamo visto può portare alla sordità totale e che quindi in alcuni casi determina un certo grado di invalidità. Non sempre però è così, quindi bisogna determinare il grado di deficit uditivo del paziente per capire se effettivamente questa sia una patologia che dà diritto all’invalidità civile.