Ecografia mammaria: cos’è e quando va fatta
Il tumore al seno è in costante aumento nella popolazione femminile, e in giovane età. Si può però curare con maggiore facilità soprattutto grazie a una diagnosi precoce attraverso l’ecografia mammaria. Lo spiega un’esperta.
Il tumore al seno è la neoplasia più frequente in assoluto nella popolazione femminile.
Secondo dati Aiom-Airtum, nel 2018, in Italia, ha colpito 52.800 donne (una ogni otto, nell’arco della vita) e circa 500 uomini (solo tre anni prima, i numeri erano, rispettivamente, 48 mila e 300).
Il tumore alla mammella, seppur in costante aumento anche tra le più giovani, è sempre più facilmente curabile grazie alle nuove terapie e alle nuove tecniche diagnostiche ma, soprattutto, alla diagnosi precoce.
Vediamo alcune caratteristiche dell’ecografia mammaria secondo le spiegazioni della dottoressa Sara Galli, radiologa di Humanitas San Pio X di Milano, riportate su “Humanitas News”.
Ecografia mammaria: quando farla
L’ecografia mammaria è un’indagine di diagnostica che si basa sull’emissione di ultrasuoni a bassa frequenza e alta intensità. Non può in alcun caso provocare danni all’organismo, nemmeno nelle persone in condizioni di grande sensibilità (ad esempio, le donne incinte). È semplice e molto sicura.
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Gli ultrasuoni sono riflessi in maniera diversa a seconda del tipo di tessuto che colpiscono. Questo permette di vedere le zone che hanno una diversa densità all’interno delle mammelle, distinguendo tra quelle a contenuto liquido e quelle a contenuto solido.
Le donne più giovani presentano tessuti di solito più densi: sono le migliori candidate per l’ecografia, che in questi casi permette di ottenere maggiori informazioni rispetto alla mammografia.
Questo esame, che dura circa 15 minuti, può essere ripetuto senza problemi, perché non comporta alcun rischio, né disagio né una preparazione specifica.
Ecografia mammaria e mammografia
L’ecografia mammaria studia la ghiandola, il suo aspetto e il suo contenuto, ed è in grado di distinguere la composizione dei noduli (liquidi o solidi) e la loro natura. Non è in grado, invece, di identificare né caratterizzare le microcalcificazioni, che si studiano con la mammografia.
Qualora l’esame evidenzi delle alterazioni, viene completato con gli ulteriori accertamenti necessari ad arrivare alla corretta diagnosi.
Rimane indispensabile per le donne sotto i 40 anni, per una diagnosi precoce.
È ugualmente importante per completare il quadro mammografico al fine di caratterizzare lesioni sospette e poterle eventualmente tipizzare correttamente con la biopsia.
Dopo i 40 anni la mammografia rimane lo strumento principale per lo screening del tumore della mammella.