Dimagrire con l’ayurveda, sì ma attenti a dosha e sapori

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14/07/2017

Dimagrire seguendo un’alimentazione ayurvedica? Perché no. Non si tratta di una vera e propria dieta, non prevista da questa antica filosofia, ma di un nuovo approccio alla tavola e al cibo.

Il sapore e i suoi effetti sull’organismo

L’Ayurveda è una scienza medica sacra indiana, a cui il portale Shankara.it dedica un’ampia e interessante pagina. Le origini di questa disciplina affondano in un passato molto lontano, di cui si perdono le tracce oltre 6 mila anni fa.  Secondo i suoi principi non esistono vere e proprie diete ma l’alimentazione riveste comunque un ruolo di primo piano nell’equilibrio e nella salute dell’organismo, vero protagonista di questa scienza medica. In cosa consiste l’approccio ayurvedico alla tavola? Nella valorizzazione dell’idea di sapore. A ogni sapore, infatti, corrisponde una diversa reazione dell’organismo.

Come incide il sapore sull’organismo

Più nel dettaglio, la medicina ayurvedica non pone paletti particolari all’alimentazione. Anzi, consiglia di mangiare in maniera equilibrato un po’ di tutto. Quello che suggerisce, però, per garantire il benessere dell’organismo, è di prestare attenzione a due elementi: la costituzione dosha e il sapore. Secondo l’Ayurveda, infatti, è il sapore dei cibi e non i loro componenti ad avere un effetto diretto sull’organismo. I dolce, ad esempio, agisce direttamente sul pancreas e ha un effetto calmante su appetito e carattere. Il salato, invece, stimola l’appetito. L’acido ha un effetto diretto sulle ghiandole gastriche e stimola la secrezione salivare, favorendo il senso di soddisfazione. Il sapore astringente è sedativo delle mucose e su queste ha un effetto astringente e prosciugante. È tipico di legumi, alcune erbe aromatiche (salvia e rosmarino, tra queste), finocchio e alcuni frutti, come le mele e le pere. E ancora, il piccante agisce sul metabolismo, con effetti purificanti. Inoltre, riscalda. L’amaro, infine, purifica e depura e agisce direttamente su fegato e cistifellea.


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Il ruolo della dosha

E come agisce invece la dosha? Secondo questa disciplina le energie vitali (dosha) presenti nel corpo sono tre: vata, pitta e kapha. In ogni organismo sono presenti in misura diverse e da qui si vengono a generare le principali differenze tra le persone. L’equilibrio di questi tre elementi coincide con un organismo in salute, lo squilibrio invece coincide con stati di malattia. Le dosha sono composte da elementi diversi. Vata, ad esempio, è composta da spazio e arie, coincide con la forza di eliminazione e corrisponde al principio del movimento, proprio per questo corrispondono ad essa tutte le funzioni legate al movimento (da quelle del sistema nervoso alla respirazione). Trova la propria sede nel colon ed è caratterizzata da qualità molto diverse: freddezza, fluidità, ruvidità, leggerezza, secchezza, nitidezza, mobilità, sottigliezza. La forza di combustione è pitta ed è composta da fuoco e acqua. Ha sede nell’intestino tenue ed è caratterizzato dalle seguenti qualità: leggerezza, sottigliezza, mobilità, calore, morbidezza. Corrisponde alla trasformazione. Infine. La forza di assimilazione è detta kapha ed è composta da terra e acqua. È la dosha legata alla coesione ed è propria dei fluidi corporei.

Tre individui

Alle tre diverse forze corrispondo tre diverse tipologie di individui che devono seguire tre diverse tipologie di alimentazione per ricercare il giusto equilibrio. L’individuo pitta, il più delle volte, ha i capelli chiari e costituzione media. Intelligente, determinato, tende alla leadership tra le patologie a cui va più spesso incontro ci sono: ulcera, acne ed emorroidi. Il vata, invece, è snello, attivo, creativo e flessibile. Tra le patologie più frequenti: insonnia, disturbi nervosi, problemi digestivi e stati d’ansia. Il kapha, infine, ha una struttura ossea pesante e un corpo forte. Può soffrire di sovrappeso, allergie e ipercolesterolemia.



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