Clamidia: sintomi, trasmissione, incubazione e cura
La clamidia è un’infezione batterica che rientra nella famiglia delle malattie a trasmissione sessuale ed è una delle più diffuse. E’ causata dal batterio Chlamydia trachomatis e si presenta spesso in modo asintomatico, quindi può capitare di essere infetti ma non esserne assolutamente consapevoli. Purtroppo la clamidia è una patologia che non può essere però trascurata: se infatti in molti pazienti risulta del tutto priva di sintomi, potrebbe comunque provocare dei seri danni all’apparato riproduttivo (sia maschile che femminile).
Clamidia: cause, trasmissione e fattori di rischio
Come abbiamo appena accennato, la clamidia è un’infezione sessuale causata dal batterio Chlamydia trachomatis. Si tratta di una delle malattie sessualmente trasmissibili più diffuse, ma i suoi sintomi sono spesso talmente lievi da non destare preoccupazioni o far scattare il dubbio di una patologia vera e propria. Tra i fattori di rischio principali di questa patologia troviamo i seguenti:
- Rapporti non protetti (anche orali o anali) con diversi partner;
- Età compresa tra i 16 e i 25 anni.
A tal proposito è sempre bene ricordare che l’utilizzo della pillola anticoncezionale o della spirale anticoncezionale non è sufficiente per prevenire il contagio. Solamente il preservativo offre una copertura ottimale contro tutte le malattie sessualmente trasmissibili.
I sintomi della clamidia: come riconoscere l’infezione
Come abbiamo già accennato, la clamidia presenta spesso dei sintomi banali che vengono confusi con altre malattie lievi e quindi poco importanti. Tra le manifestazioni più comuni di questa patologia troviamo le seguenti:
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- Dolore o fastidio durante la minzione;
- Perdite di sangue o altre perdite anomale dalla vagina (nelle donne);
- Dolore durante i rapporti sessuali;
- Dolori all’addome, localizzati nella parte inferiore;
- Dolore o gonfiore ai testicoli (negli uomini);
- Prurito uretrale e perdite (negli uomini);
- Linfonodi inguinali ingrossati;
- Proctite.
Naturalmente non è detto che i sintomi sopra elencati compaiano tutti insieme e spesso sono talmente lievi che il paziente non è nemmeno consapevole di essere affetto da clamidia. In tutti i casi, i sintomi compaiono dopo circa 1 settimana-10 giorni dal rapporto sessuale.
Diagnosi e test per la clamidia
La clamidia viene diagnosticata attraverso un apposito test, che al giorno d’oggi viene effettuato in modo molto rapido e semplice. Il test per quest’infezione consiste nel prelievo di un tampone (che può essere effettuato a livello cervicale, uretrale, urinario o vaginale). Naturalmente, per ottenere una diagnosi di clamidia bisogna rivolgersi al proprio ginecologo/andrologo oppure al medico di base. I risultati sono rapidi e la diagnosi è quindi molto veloce.
Pericoli e complicanze dell’infezione
La clamidia si presenta spesso con sintomi molto lievi, ma non deve mai essere trascurata perchè potrebbe provocare dei danni anche molto seri all’apparato riproduttivo. In caso di dubbio è quindi sempre raccomandato effettuare il test in modo da intraprendere una terapia idonea e curare questa infezione. Nelle donne, tra le complicanze più frequenti della clamidia se non viene trattata in modo tempestivo troviamo le seguenti:
- Danni alle tube di Falloppio, che possono diventare anche cronici;
- Gravidanza extrauterina;
- Sterilità;
- Malattia infiammatoria pelvica;
Negli uomini invece potrebbero insorgere le seguenti complicanze, anch’esse piuttosto pericolose:
- Danni ai testicoli, che possono diventare anche cronici;
- Infiammazione della prostata;
- Epididimite.
Per tutte queste ragioni, l’infezione da clamidia non deve mai essere trascurata o sottovalutata: anche in caso di dubbio è sempre bene effettuare il test e in caso di esito positivo provvedere ad intraprendere una cura.
Cure e terapie efficaci
Fortunatamente, la clamidia è una malattia che può essere curata senza troppi problemi con una terapia antibiotica specifica. Tra gli antibiotici più efficaci e prescritti in tal senso troviamo l’azitromicina oppure la doxycillina. Nel primo caso si tratta di una cura molto rapida, perchè è sufficiente una dose singola per risolvere il problema, mentre nel secondo caso siamo di fronte alla classica terapia antibiotica che deve essere protratta per una settimana-10 giorni.
Indipendentemente dalla cura prescritta dal medico, è fondamentale ricordare che la clamidia potrebbe essere latente o non manifesta. In caso quindi di diagnosi positiva è importante che anche il partner si sottoponga alla terapia perchè altrimenti si rischia un nuovo contagio (il classico effetto ping pong).
Clamidia in gravidanza: i pericoli per il feto
La clamidia è una malattia venerea che può essere contratta anche in gravidanza e se questo avviene esistono seri pericoli anche per il feto. Per tale ragione è fondamentale curarla il prima possibile, onde evitare serie ripercussioni sul nascituro. Se infatti questa patologia viene trascurata in gravidanza, rischia di provocare gravi infezioni alle orecchie, agli occhi o ai polmoni nel bambino ma anche aborto precoce e parto prematuro. Non si tratta quindi di una malattia lieve, ma molto pericolosa anche per il feto.
Per tutti questi motivi, viene spesso proposto alle donne in gravidanza di sottoporsi ad un tampone in modo da diagnosticare per tempo un’eventuale infezione pericolosa. Se curata tempestivamente, la clamidia non costituisce un pericolo per il feto: l’importante è non trascurarla.