Celiachia, malattia del glutine: diagnosi e cura
In Italia soffrono di celiachia 172 mila persone, con un incremento del 15% di pazienti solo nell’ultimo biennio. È un disturbo intestinale cronico che si risolve con una dieta priva di glutine. Le indicazioni dell’esperta.
Un aumento di oltre il 15% di malati. E solo negli ultimi due anni. È quanto si registra in Italia riguardo alla celiachia, un disturbo intestinale cronico che si risolve con una dieta priva di glutine, seguendo precise indicazioni.
Ecco le spiegazioni della dottoressa Barbara Paolini, Medico Dietologo dell’UO di Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese (Professore all’Università di Siena. Presidente Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, sezione Toscana (ADI)).
La celiachia: che cos’è, diagnosi e terapia
La celiachia, o sprue celiaca, è una malattia autoimmune. Si tratta di una patologia intestinale cronica, causata dall’ingestione di glutine. Nel nostro Paese ne soffrono 172 mila persone: 122 mila donne e 50 mila uomini.
La diagnosi si effettua attraverso la ricerca degli anticorpi anti-endomisio e anti-transglutaminasi tissutale ed eventualmente con una gastroscopia e biopsia della mucosa duodenale. Nel caso di dubbi, per conferma, si può optare per un test genetico.
Come riportato sulle pagine di “Cibum.eu”, che ospitano il progetto Vivo Sano – promosso dall’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, l’Università di Siena, l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) e la Toscana Food Association APS – ha dichiarato la dottoressa Paolini:
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“L’attuale terapia contro la celiachia è una dieta priva di glutine per tutta la vita. I soggetti celiaci devono escludere dalla dieta tutti gli alimenti a base di cereali contenenti glutine come pane, pasta, pizza, cracker, cereali da colazione, grissini, snack. Da escludere i prodotti dove il glutine è aggiunto come additivo durante i processi industriali di trasformazione. Ne sono un esempio gelati, sughi e piatti pronti, alcuni insaccati, alcuni formaggi. Attenzione anche ai farmaci dove il glutine può essere presente come eccipiente”.
Secondo quanto prescrive l’esperta, occorre fare un controllo a sei mesi dopo la prima diagnosi, poi ogni anno per verificare l’efficacia della dieta applicata. Monitorare la salute delle ossa e organi con densitometria ossea ed esami bioumorali, specie per la tiroide.
Carenze di fibre e vitamine del gruppo B
Un’importante aspetto da considerare: la dieta senza glutine può comportare alcune carenze come fibre, vitamine del gruppo B, ferro e oligoelementi. Inoltre l’aumento di peso e la possibile obesità indotta dalla dieta aglutinata aumentano il rischio di patologie metaboliche.
Questo è dovuto, almeno in parte, al maggior contenuto di grassi e zuccheri presenti negli alimenti privi di glutine attualmente presenti in commercio. Il monitoraggio dello stato nutrizionale e la consulenza dietetica sono fondamentali per gestire e mantenere l’aderenza alla dieta aglutinata.