Bifosfonati, meccanismo d’azione e indicazioni di questi farmaci

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21/11/2017

I bifosfonati, o difosfonati, sono farmaci la cui funzione principale è quella di prevenire e contrastare il fenomeno della riduzione di densità ossea, e quindi dell’osteoporosi, una patologia che interessa soprattutto le donne nel periodo di post menopausa.

Questi farmaci vengono inoltre impiegati per il trattamento di tutte quelle manifestazioni patologiche che possono compromettere la densità delle ossa, dalle sindromi di origine tiroidea alle metastasi, e costituiscono il trattamento più efficace per il morbo di Paget.

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Indicazioni e meccanismo d’azione

Principalmente, i bifosfonati vengono prescritti nel caso di patologie o condizioni fisiologiche che possono in qualche modo provocare una seria riduzione della densità e della stabilità ossea: osteoporosi, metastasi ossee, mieloma, disfunzioni metaboliche.

Quale sia il meccanismo che consente di contrastare questo fenomeno degenerativo non è ancora del tutto chiaro, tuttavia è noto come il farmaco, assunto per via orale o parenterale, riesca ad interagire con gli osteoclasti, le cellule responsabili del riassorbimento osseo, a bloccarne lo sviluppo, a limitarne la vita ed a diminuirne in modo significativo l’attività. Tramite questa funzione, i bifosfonati favoriscono indirettamente il lavoro degli osteoblasti, che riescono ad agire indisturbati ed a produrre tessuto osseo perfettamente mineralizzato.

Il nome del farmaco deriva dalla presenza di un doppio gruppo di fosfonati, che ne contraddistingue tutta la categoria. Sotto l’aspetto chimico, i bifosfonati sono derivati dal pirofosfato nei quali l’ossigeno che lega gli atomi di fosforo è stato sostituito da carbonio: i bifosfonati utilizzati come prodotto terapeutico sono l’acido alendronico, l’acito etidronico, l’acido clodronico, l’acido risedronico, l’acido pamidronico e l’acido zoledronico.

Possibili effetti collaterali

Gli effetti collaterali dei bifosfonati variano da un individuo all’altro, in funzione della sensibilità soggettiva verso il principio attivo, anche se, in generale, sono ben tollerati. I più comuni effetti collaterali sono di carattere gastrointestinale, come nausea, vomito, diarrea e crampi.

Per evitare il problema del reflusso esofageo, si consiglia di assumere i bifosfonati orali alla mattina, appena dopo il risveglio, con abbonante acqua per ridurre l’irritazione dell’esofago, evitando nei successivi trenta minuti di mettersi in posizione sdraiata e di assumere qualsiasi tipo di bevanda o alimento, in maniera tale da favorire l’assorbimento del farmaco e contrastare l’infiammazione.

Altri effetti indesiderati causati da questi farmaci sono i fenomeni di infiammazione della congiuntiva e degli occhi, l’ipocalcemia, un leggero aumento della transaminasi e le manifestazioni allergiche di diversa entità. Come ogni farmaco, anche i bifosfonati possono dare luogo a fenomeni di sensibilizzazione che ne sconsigliano  l’utilizzo.

L’osteonecrosi della mandibola

Soprattutto se somministrati per endovena, ma talvolta anche per via orale, i bifosfonati possono provocare forme di osteonecrosi della mandibola, spesso a seguito di interventi odontoiatrici o inserimento di impianti e protesi fisse o mobili. Per tale ragione, ai soggetti che seguono una terapia antiblastica e assumono in contemporanea farmaci steroidei, si rende necessario un controllo accurato e frequente da parte di un medico odontoiatra, e un’eventuale terapia con antibiotici specifici. Il problema dell’osteonecrosi è dovuto alla tendenza dei bifosfonati di fissarsi in tutti i tessuti ossei, compresa la mandibola.

Dopo l’estrazione di un dente, si verifica una certa perdita di osso, con difficoltà di guarigione e tendenza ad infezioni e infiammazioni: la patologia può svilupparsi anche dopo l’inserimento di un impianto endosseo. Ad utilizzare i bifosfonati sono soprattutto le donne dopo la menopausa, come prevenzione dell’osteoporosi, per via orale o intramuscolare: è opportuno che il medico odontoiatra, prima di valutare un intervento in questo tipo di pazienti, valuti con attenzione le condizioni cliniche e lo stato del materiale osseo su cui intervenire.

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Qualora dovesse essere necessaria un’estrazione dentale, è necessario somministrare una terapia antibiotica, effettuare l’estrazione con maggiore delicatezza possibile, e istruire il paziente perché mantenga un elevato grado di igiene orale. I farmaci a base di bifosfonati hanno la particolarità di agire sul metabolismo osseo, con un effetto che si protrae per diversi mesi dopo la cura: per tale ragione, anche sospendere l’assunzione dei bifosfonati in occasione di un intervento odontoiatrico è inutile, poiché l’effetto perdura molto a lungo.

Prima di iniziare una terapia con bifosfonati è opportuno recarsi dal proprio dentista di fiducia per un accurato controllo delle condizioni di denti, del cavo orale e della struttura ossea della mandibola. Ugualmente, prima di un’estrazione o di un intervento chirurgico, è necessario consultare il dentista per modificare le dosi o sospendere il farmaco per qualche tempo.

Controindicazioni

Oltre ai casi di ipersensibilità e allergia verso il principio attivo, i bifosfonati sono controindicati nei casi di insufficienza renale, poiché il farmaco viene eliminato attraverso i reni, ulcera e disturbi digestivi in genere, ipocalcemia, e nei periodi della gravidanza e dell’allattamento al seno.

Interazioni con altri farmaci

E’ sconsigliato l’uso dei bifosfonati in associazione ad antiacidi e ad integratori di calcio, poiché entrambi questi prodotti ne potrebbero inibire l’assorbimento: qualora fossero effettivamente necessari dovrebbero essere somministrati almeno dopo 30 minuti. Anche l’assunzione di antifiammatori non steroidei in contemporanea ai bifosfonati è controindicata, poiché facilita l’insorgere di disturbi gastrointestinali.



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